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Il R.N. Cesare Rossarol PDF Stampa E-mail
Mercoledì 29 Aprile 2009 19:27
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Il R.N. Cesare Rossarol
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Con l’inizio della I guerra mondiale, il tratto di mare antistante l’attuale costa istriana, fu interessato dal dispiegamento di estesi campi minati ad opera dell’impero austro-ungarico per difendere la costa; ciò causò l’affondamento di un considerevole numero di imbarcazioni, militari e civili, nemiche o meno, affondate in tempi di guerra o addirittura ad ostilità concluse. Tra queste c’è anche la R.N. Cesare Rossarol, esploratore della Regia Marina Italiana, affondato per ironia della sorte nei giorni immediatamente seguenti l’armistizio che decretava la fine della I guerra mondiale, proprio a causa di una di queste mine.
Varato nel 1914 presso i cantieri S.A.I. Gio. Ansaldo e C. di Sestri Ponente, il Regio Esploratore Cesare Rossarol era un’unità silurante di 85 m; un cacciatorpediniere snello e veloce, in grado di combattere mantenendo velocità di oltre 30 nodi. Portava il nome di un eroico colonnello napoletano, morto in battaglia sul Forte Marghera, nella strenua difesa di Venezia contro l’esercito austriaco. Provvista di sei cannoni e armata per il lancio di siluri, nel corso della guerra prese parte a diverse azioni di combattimento, posa di sbarramenti minati e scorta di unità corazzate. Negli ultimi giorni di guerra fu dislocata nelle acque antistanti Pola dove, dopo aver supportato le fasi dello sbarco e la presa della piazza, venne assegnata al servizio di pattugliamento antisommergibile.
La situazione, nonostante la fine delle ostilità, era ancora particolarmente drammatica e delicata, specialmente nella città di Fiume, dove la presenza di forze irregolari serbo-croate, assunse per la popolazione italiana in città toni molto preoccupanti; nella rada di Fiume, c'era già una squadra navale italiana in attesa di ordini. La mattina del 16 novembre il Capitano di Vascello Ludovico De Filippi, Comandante del Cesare Rossarol, ricevette l’ordine di partire immediatamente con la sua unità per Fiume per portare un ufficiale del neo costituito Esercito Jugoslavo con l’ordine di persuadere le bande irregolari serbo-croate a deporre le armi ed accettare l’entrata degli italiani senza opporre resistenza.

Il Cesare Rossarol salpò così da Pola alle 11.40 alla volta di Fiume. Doppiato Capo Promontore, la propaggine più meridionale della penisola istriana, si diresse verso l’attuale punta Marlera per cominciare a risalire la costa istriana in direzione di Fiume. Alle 12.40, in prossimità dell’abitato di Lisignano e a meno di un miglio di distanza da terra, una tremenda esplosione a poppavia della plancia spezzò la nave in due tronconi. L’esplosione e l’enorme massa d’acqua che irruppe improvvisamente nei locali della nave, non lasciò scampo ai macchinisti, fuochisti e addetti a mansioni sottocoperta. La parte prodiera s’impennò, assumendo una posizione verticale sull’acqua prima di cominciare ad affondare. Il troncone di poppa, invece, proseguì spinto dall’abbrivio la sua corsa sull’acqua per alcune centinaia di metri; poi, al diminuire della velocità, cominciò ad affondare molto rapidamente. Quasi tutto l’equipaggio, intrappolato all’interno delle lamiere dello scafo affondò insieme alla nave. Alcune decine di superstiti lottarono in acqua per non annegare e raggiungere la costa poco distante; tra questi una significativa manifestazione di coraggio venne proprio dal Comandante che, alla richiesta d’aiuto di uno dei suoi marinai, cedeva il proprio salvagente incurante della sua incolumità.Il Comandante e molti uomini dell’equipaggio non riuscirono a raggiungere la riva e scomparvero inghiottiti dal mare; solo una trentina d’uomini riuscirono a mettersi in salvo, soccorsi dalle unità navali intervenute e dalla popolazione locale. Nel naufragio del C. Rossarol oltre al Comandante, in seguito insignito della medaglia d’argento al Valor Militare, perirono altri 6 ufficiali e 93 marinai. Sulla costa al traverso del punto dell'affondamento, in località Lisignano, c'è oggi deposto un piccolo monumento con un’ancora in ferro piantata su pietra bianca e una lapide in bronzo con i nomi dei 100 uomini deceduti nel naufragio.



 
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